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Davide Zugna

fotografo

con Davide ho lavorato numerose volte

occasioni uniche. Identità di genere

Il tema è talmente sensibile da essere, oggi, più infiammabile, e spesso tossico, del propellente avio. Avvicinarsi a un’opinione sul binario o non binario che non sia essa stessa binaria (sì/no), ed esprimerla pubblicamente, può voler dire rischiare l’ostracismo o ritrovarsi appiccicata addosso per sempre l’etichetta di ‘boomer’. Essere ‘fluido’ vuol dire non essere né sessualmente uomo, né donna (biologicamente, con buona pace di chiunque, l’appartenenza a un genere ben preciso alla nascita non si può negare); essere fluido vuol dire sentirsi sia uomo che donna, identificarsi in entrambi, ma siccome questo è impossibile, sempre per le note difficoltà biologiche, vuol dire provare attrazione sessuale ma soprattutto, penso che questo sia più importante, impulso emotivo (innamoramento? Amore?) indifferentemente per una donna o per un uomo. Un fenomeno sempre più diffuso in Italia; già molti anni fa ho partecipato, con piacere e anche con una punta d’orgoglio, con le mie fotografie a più di un progetto sull’omosessualità. Nella sessione fotografica e video conclusiva di un progetto musicale proprio su questo tema, tutto si è concluso con un coming out, ed è stato un bel momento. Ho amici omosessuali, donne e uomini, di diverse età; purtroppo li incontro poco, questo però accade perché il tempo ti distanzia e per nessun altro motivo.

Il tutto, altrimenti mi dilungo troppo, per dire che è proprio per questo che non credo nella fluidità di genere. Temo che il business alle sue spalle sia talmente grande, e talmente influente, da mettere a rischio, presentando loro modelli e mode, molti adolescenti. Se un ragazzo o una ragazza adolescente si sente oggi, in Italia, confusa o confuso, non è certamente da solo: i modelli della mia ‘Generazione X’ sono completamente caduti e la generazione che ha seguito la mia è stata in grado di proporre, pur nel timore dell’Aids, la libertà sessuale totale e assoluta (in termini di individualità e di ricerca di godimento nel rapporto sessuale con l’esclusione a priori dell’idea dei figli, iperbolicamente scrivendo) ma non di identificare modelli sociali nuovi che potessero prendere il posto di quelli cancellati. I nativi digitali sono quindi oggi da soli a cercare sé stessi: moltissimi adolescenti mettono in dubbio la loro appartenenza a un genere sessuale, sia maschi che femmine, e dicono di non capire se si sentono uomini, donne, tutti e due, nessuno o qualcosa. Alcune nazioni, anche se oltre al business c’è anche la politica a dire la sua, accettano meglio di altre le differenze di genere, l’Italia non è in una posizione altissima della classifica e oggi presumibilmente lo è meno di prima, più per troppa vicinanza al centro cattolico che per timori derivanti da derive a destra. Per un adolescente, poter dire di sentirsi per davvero appartenente a un genere, in un 2022 in cui certo il modello maschile non è più John Rambo né quello femminile è Sharon Stone, è complesso, in particolare se gli interessi, le attitudini e la vita sociale non coincidono più con le aspettative della società stessa nei confronti del genere di appartenenza alla nascita, di cui si parlava all’inizio. La pubertà è il periodo indubbiamente più difficile ed è per questo che una confusione e un desiderio di fluidità, e la possibilità che ci sia vero amore, e vera attrazione sessuale, nei confronti dell’amico o dell’amica più cara è tutto fuorché strano, è qualsiasi cosa tranne che contro natura e non ci sono di mezzo nessuna malattia e nessun problema mentale. Il corpo cambia; la vita cambia. Questi cambiamenti vanno per forza descritti, è proprio necessario incasellarli in un: sono gay, sono lesbica, sono bisessuale, sono polisessuale o pansessuale o asessuale? Io non credo. Trovo ridicoli gli acronimi (anche le Quote Rosa, a dire il vero). In fin dei conti non credo neppure che, nella vita adulta, l’identità di genere e l’orientamento sessuale possano essere per davvero considerate, e manifestate, in modo separato. O che cambino, adolescenza alle spalle, con il tempo: ecco, questo è importante. Se, ed è una certezza, la discriminazione di qualsiasi natura può significare la perdita d’autostima e un pozzo di tristezza, di disperazione per una ragazza o un ragazzo, la depressione e l’isolamento dagli altri, forzarlo verso la fluidità, magari spingerlo in un modo o nell’altro e anche indirettamente verso le terapie ormonali anche perché esistono vie parallele che permettono di mettersi in mostra (Onlyfans: e cosa desideriamo, noi, più di ogni altra cosa se non l’autoaffermazione?) – terapie oggi reversibili ma mai del tutto, può provocare la stessa situazione, che peggiora con il passare degli anni. Gli anni Settanta hanno sdoganato la pornografia: c’era bisogno di fare del business, un mercato di grandissimo potenziale andava riempito, e tutti i peli del corpo scomparvero, rovinavano le riprese, soprattutto in primissimo piano. L’eiaculazione dev’essere pulita, con tutti i dettagli. Gli anni Venti del duemila stanno sdoganando la fluidità di genere: c’è un nuovo mercato, forse di potenziale ancora più grande, da riempire con abbigliamento, colori e giochi, e il sogno erotico non è più l’illegale Lolita ma il transessuale o, ancora meglio, la (il?) Sissy e si scopre che lo è anche per molte donne. Siamo ben oltre l’accettazione, che finalmente è arrivata, della naturalezza dell’omosessualità. Questo nuovo mercato fluido lo guardo con inquietudine.

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