Nel “Secondo sesso” (1949), una delle sue pubblicazioni più note che si riassume in mille pagine di critica in due volumi alla società patriarcale, Simone de Beauvoir analizza la situazione delle donne (del tempo). Il libro è la pietra su cui il femminismo moderno (ma dell’epoca) fonda la sua chiesa. Simone Lucie Ernestine Marie Bertrand de Beauvoir è un filosofo (maschile voluto) esistenzialista, figlia di un’agiata famiglia parigina (padre avvocato con aspirazioni d’attore, madre nata da un ricco banchiere); la famiglia, dopo il primo conflitto mondiale, perde gran parte della sua fortuna ma ne resta a sufficienza da permettere a Simone di studiare alla Sorbona e di fare l’intellettuale. Beauvoir, che avrà una vita talmente ricca di relazioni aperte e di amanti di ambo i sessi al punto da mettere in ombra il suo indubbio spessore accademico e il suo forte e risoluto impegno politico, sarà poi compagna per cinquant’anni, ma libera e senza figli, di Jean-Paul Sartre. Dirà e scriverà con convinzione che donne non si nasce, ma si diventa, e che il genere è un costrutto sociale e non un’identità biologica.
Nel “Secondo sesso” Beauvoir parla della Bibbia e della mitologia, sostenendo che le donne fossero etichettate come “altri”, considerate inferiori agli uomini e rappresentate come la parte colpevole o debole del creato. Secondo Beauvoir, è stato l’uomo a definire la donna come il lato inferiore della medaglia dell’umanità e a privarla del diritto a ricoprire ruoli di responsabilità. Nel suo altro libro, il “Manifesto” (1971) scriverà: “Avrò un figlio se ne vorrò uno, senza pressioni morali, istituzionali o economiche che mi obblighino a una scelta”. Dirà anche: “Il punto per le donne non è semplicemente togliere il potere dalle mani degli uomini, perché questo non farebbe cambiare niente nel mondo. È quella nozione di potere che va distrutta”. Suella Braverman, Olena Zelenska, Sanna Marin, Elizabeth Truss, Zuzana Caputova, Katerina Sakellaropoulou, Kersti Kaljulaid, Magdalena Andersson, Ingrida Simonyte, Katalin Novak, Ursula von der Leyen, Roberta Metsola, Mette Frederiksen, Elisabeth Borne, Salome Zurabishvili, Katrin Jakobsdottir, Vjosa Osmani, Maia Sandu, Natalia Gavrilita, Ana Brnabic, Nicola Sturgeon. Giorgia Meloni.