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senza specchio

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In antitesi a Platone, per cui l’arte è sempre copia di una copia, per Aristotele l’arte ricrea le cose secondo una nuova dimensione. Il ‘bello’ è in Aristotele un concetto quasi matematico: implica proporzione, e quindi ordine, simmetria di parti. È una forma di conoscenza. Dice: “Alcune cose che la natura non sa fare l’arte le fa, altre invece le imita”. Le ‘arti belle’ non hanno utilità immediatamente pratica: l’arte può prescindere dalla realtà, introdurre eventi irrazionali, impossibili, ricorrere a menzogne. Ma l’impossibile e l’irrazionale devono essere verosimili. Scrive in proposito: “L’impossibile verosimile è da preferire al possibile non credibile”.

navigazione sotto costa

A volte qualcuno ti dice: “Non parliamo sulla stessa lunghezza d’onda”.

Bene. Questo è davvero molto buono. Immagina se tutti nel mondo parlassero “sulla stessa lunghezza d’onda”, sempre e continuamente. Pensando le stesse cose, allo stesso modo. Un disastro. La fine del mondo. Fortunatamente, non è così. Un’onda ha armoniche infinite. E la musica è armonia tra le diverse onde, non rumore bianco.

“Ho notato che chiedere scusa è di solito più importante per giungere a una conclusione che riceverne una e il perdonare è spesso più importante dell’essere perdonati. Sia il gesto di scusa che il perdono, quando offerti sinceramente, sono atti di risoluzione emotiva. Un modo, per le persone, di mettere una parte degli aspetti emotivi del conflitto dietro di loro. Le scuse o gli atti di perdono più potenti sono quelli fatti senza alcuna aspettativa di reciprocità … per essere sincere ed efficaci, le scuse devono essere senza condizioni. ”

[Bernard Mayer, Ph.D., is Professor at the Werner Institute for Negotiation and Dispute Resolution at Creighton University (http://www.creighton.edu/werner/)]

“I have noticed that delivering an apology is usually more important to reaching closure than receiving one and forgiving is often more important than being forgiven. Both apologizing and forgiving, when genuinely offered, are acts of emotional resolution. In effect each is a way for people to put some part of the emotional aspects of the conflict behind them. The most powerful apologies or acts of forgiveness are those offered without any expectation of reciprocation … To be genuine and effective apologies must be unconditional.”

Sometimes, someone tells you: ‘We do not talk on the same wave length’.

Well. That’s actually very good. Imagine if everyone in the world would have been talking ‘on the same wave length’, always and continually. Thinking the same things, in the same way. A disaster. The end of the world. Luckily, it’s not so. A wave has infinite harmonics. And music is harmony between different waves, not white noise.

 

eventi in sequenza

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[…] La meccanica del vassallaggio amoroso esige una futilità senza fondo. Questo perché, se si vuole che la dipendenza si manifesti nella sua purezza, bisogna che essa si renda palese nelle circostanze più irrilevanti … si potrebbe dire che io agisco energicamente per preservare proprio lo spazio della dipendenza e per permettere a questa dipendenza di esercitarsi: io mi smarrisco nella dipendenza ma, altro tranello, sono umiliato da questo smarrimento.

(Se io accetto la mia dipendenza, è perché essa costituisce per me un mezzo per significare … la futilità non è una “debolezza”, né una “meschinità”: essa è un segno di forza.) […]

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Dipendenza. Figura nella quale l’opinione intravede la condizione stessa del soggetto amoroso, asservito all’oggetto amato.

Roland Barthes, “Frammenti di un discorso amoroso”

mondo in due metri quadrati

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Dove lei non è
‘Che cosa ho da perdere, ora che ho perso la Ragione della mia vita – la Ragione d’avere paura per qualcuno.’

‘Amore e dolore quando sono presenti sono uno stato eterno. Semplicemente sono. Si possono abitare. E possono accompagnarsi alla presenza dell’assenza. All’indomani della morte della madre, Roland Barthes inizia un diario. Racconta, vuole raccontare, prova a dire il suo dolore. Gli psicoanalisti dicono che per elaborare la perdita occorrono all’incirca diciotto mesi; Barthes tiene il suo diario per quasi due anni. 1977.’